Dove e perché
Questa settimana, in cerca di nuovi percorsi in zona, abbiamo scoperto il sito del CAI: una risorsa veramente notevole per quanto riguarda le escursioni nei Monti Lattari! Tutti i percorsi sono indicati con un numero e sono catalogati per difficoltà, località di partenza/arrivo e ne è anche segnalata l’agibilità. Tra i dettagli inoltre sono riportati tempi di percorrenza andata/ritorno, tipologia di segnaletica presenza ed il suo stato, lunghezza, altezza massima e minima, come raggiungere il percorso e una sua panoramica… insomma, per noi è stato come trovare la fonte del sapere! I percorsi più noti e battuti hanno, oltre al numero, un nome: proprio
La nostra scelta è caduta infine sul percorso numero 332 – Sentiero dei cavalieri di Amalfi :
Il sito offre anche la traccia GPS di ogni sentiero da scaricare e portare sul proprio navigatore. Ho colto la palla al balzo per testare il mio nuovo acquisto, TomTom Adventurer. E’ un orologio da outdoor munito di sistema di navigazione GPS, sensore per il battito cardiaco, altimetro barometrico, musica bluetooth, una batteria di tutto rispetto ed è predisposto per essere utilizzato con tantissimi sport, proponendo molti dettagli a fine allenamento. L’ho caricato con la traccia scaricata dal sito e siamo partiti!

TomTom Adventurer
In viaggio!
Siamo partiti, come indicato, dalla località Valle Dei Mulini di Gragnano, percorrendo una strada di basalti e costeggiando un fiume. Lungo il percorso abbiamo trovato numerosi ruderi, presumibilmente antichi mulini che partecipavano alla produzione della pasta, che è una specialità locale.

Strada della Valle Dei Mulini
Località Castello
Seguendo la strada attraverso alcuni ripidi tornanti, abbiamo raggiunto la località di Castello, piccolo borgo medievale sorprendentemente caratteristico e ricco di ristoranti e trattorie, con una bella chiesa al centro che non abbiamo mancato di visitare, scambiando anche un po’ di chiacchiere con il sacerdote.

Chiesa Santa Maria Assunta
Da qui, il percorso ha cominciato a farsi meno urbano. Abbiamo incrociato (e sentito in lontananza) numerosi boscaioli al lavoro, che sono sembrati sorpresi della nostra presenza.
Questo tratto non mi ha entusiasmato moltissimo: la strada sterrata indicava la presenza di molti lavori in corso, il percorso era completamente recintato da possedimenti privati che non lasciavano spazio a scorci e panorami, l’ambiente mi è sembrato eccessivamente deturpato.
Into the wild!
Abbiamo proseguito fino a circa metà percorso prima di, finalmente, immergerci nei meandri della montagna. L’ambiente è parso decisamente molto più selvaggio rispetto agli altri percorsi fatti finora, il sentiero era poco visibile e quasi privo di regolarità, ma soprattutto per la prima volta non ci siamo imbattuti in nessun altro escursionista, sia all’andata che al ritorno!

finalmente un po’ di natura!
La chiesa inaspettata
Più avanti, leggermente fuori dalla traccia indicata dal percorso, abbiamo notato una struttura sulla cima di un’altura. Era eccessivamente recintata e sorvegliata per essere collocata nel bel mezzo del nulla, con tanto di cancello alto e telecamere di sorveglianza. Per nostra fortuna a lato del cancello c’era un piccolo sentiero che permetteva di aggirarlo e… beh, la curiosità ha preso il sopravvento.
Da qui abbiamo seguito il navigatore, verso la parte più ripida del percorso, non prima però di aver fatto un piacevole incontro:

stava prendendo il sole per conto suo!
La via antica e la perdita del sentiero
Ci siamo quindi avventurati su un lastricato antico, in parte franato, che ci ha fatto penare non poco a livello di fiato, siamo arrivati stremati in cima e il mio cardiofrequenzimetro segnala picchi di quasi 190 bpm in quel frangente. La strada in questione è una delle più antiche tracce presenti nei nostri monti e, a detta del CAI stesso, risale a più di 1000 anni fa e collegava la guarnigione del Castello di Pino ad Amalfi.

l’antica strada
E qui la parte più dolente del tragitto. Terminata la suddetta strada, il sentiero è scomparso. Abbiamo trovato una macchia di alberelli bassi e larghi, molto spesso spinosi, che ci ha più volte impedito di seguire la traccia GPS, costringendoci a continue deviazioni mentre cercavamo di tenerci quanto più possibile sul percorso indicato dal navigatore, unica nostra risorsa in quel momento ad impedirci di perdere del tutto la strada. Fortunatamente, dopo circa 600 metri il bosco è ricomparso e con esso il sentiero, tornando a combaciare perfettamente con il GPS. Ho segnalato al CAI questo problema, mi hanno detto che purtroppo alcune aree sono state sottoposte a tagli a causa di cedimenti e che stanno provvedendo a sistemare il tutto. Intanto, senza il navigatore, probabilmente ce la saremmo vista brutta.

flora spontanea che inghiotte il sentiero
Il risultato degli sforzi
Superato questo ostacolo, siamo tornati in un sentiero facilmente identificabile e munito delle apposite bandierine bianche e rosse. Abbiamo trovato un cane che non sembrava essere ben disposto nei nostri confronti, perché era a guardia di un bel gregge di pecore che siamo riusciti ad avvicinare:

erano tantissime!
Da qui, l’ultima grande scalata del percorso che ci ha portato all’altitudine massima , oltre i 1000 metri, da dove abbiamo potuto osservare un panorama veramente mozzafiato:

ne è valsa decisamente la pena!
abbiamo poi seguito il resto della traccia senza problemi, fino a raggiungere la destinazione, all’incrocio con il percorso 300, dove c’era un bel prato fiorito ad attenderci che ci ha permesso di ristorarci e rilassarci, prima di ritornare indietro, dove una mucca sentendoci parlare è venuta a verificare la nostra identità:

si è affacciata!
Conclusioni
Sicuramente questo è stato il percorso più impegnativo affrontato finora, sia come distanza che come elevazione. Il percorso non è atto al vedere qualcosa in particolare o al raggiungere qualche posto, anche se ha un nome (a differenza di molti altri) non è molto frequentato ed è abbastanza impervio. Nonostante questo, mi sento di consigliarlo con le dovute precauzioni visto la bellezza dei panorami che offre, la presenza della Chiesa della Madonna del Pino (che non so se è raggiungibile in altri modi) e la tappa per la località di Castello.
Altra nota positiva, che può sembrare poco ma per me non lo è: abbiamo trovato un animale. E’ vero che i serpenti sono molto comuni, ma gli altri percorsi fatti finora sono così tanto battuti che non abbiamo mai trovato l’ombra neanche di un insetto. Trovare qui un animale, anche se comune, mi ha dato l’impressione di aver percorso un sentiero non propriamente banale.
Abbiamo per la prima volta affrontato un imprevisto: quello di non avere più un percorso da seguire e per puro caso stavolta avevamo con noi un orologio GPS che stavo provando, sul quale ugualmente per caso avevo caricato la traccia del sentiero scaricata sempre dalla pagina del CAI, posso dire senz’altro che non bisognerebbe mai avventurarsi in montagna senza un buon dispositivo di navigazione, perché basta un nulla per andare fuori pista nei sentieri meno battuti. Più di una volta siamo dovuti tornare sui nostri passi perché la nostra direzione si discostava non di poco rispetto a quella tracciata dal GPS, affidandoci solo al nostro intuito, almeno in questo caso, forse non sarebbe bastato.
Ecco i dati riportati dall’orologio per l’andata: